La Cattedrale di San Tommaso

Originariamente fu chiamata Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Fu costruita nei primi anni del Cristianesimo in stile paleocristiano. Successivamente fu incendiata dai Normanni e fu  poi ricostruita ed  aperta alle funzioni religiose nel 1127. Dopo il 1258, quando accolse i resti sacri di San Tommaso Apostolo, trafugati dall’isola di Chio e portati dai marinai ortonesi capitanati dal navarca fiorentino Leone Acciaiuoli, il nome della chiesa fu cambiato nell’odierno, per ovvi motivi. Durante l’invasione ottomana la chiesa fu distrutta nel 1566 dal sultano  Alì Pascià. Fu ricostruita ma tornò di nuovo ad essere distrutta dall’esercito nazista il 21 dicembre 1943 quando minarono la torre dell’orologio che la sovrastava e che le crollò addosso.
L’interno è a croce latina e custodisce opere di pregio come "l’incredulità di Tommaso" di Basilio Cascella e maioliche di Tommaso Cascella e due portelle in bronzo dello scultore ortonese Stefano Durante. Nelle ampie sale attigue alla cattedrale c’è il Museo Diocesano di Arte Sacra che raccoglie preziose testimonianze provenienti dalle chiese della città e dei dintorni.

Ortona, da oltre sette secoli, è gelosa custode dei resti terreni dell’Apostolo simbolo dell’incredulità e dello scetticismo. Le reliquie si trovano all’interno della cattedrale omonima.

Gli apparati originari sono due portali in pietra (uno del 1312 di Nicola Mancino, rovinato dall'esplosione del 1943; il secondo, di epoca precedente non identificata, è l'unico completamente intatto). Il portale principale monumentale in legno è finemente intarsiato. Sopra vi è una lunetta ad arco ogivale con statue. Il tutto è incorniciato da marmi. Ai lati del portone vi sono delle colonne, l'una diversa dall'altra. Una cupola barocca è posta nella zona dell'altare.
Nel 1258 vennero portate ad Ortona le ossa dell’Apostolo Tommaso, provenienti dall’isola greca di Chio, nell’Egeo, dal navigante ortonese Leone Acciaiuoli, di ritorno da una spedizione navale in appoggio ai Veneziani in lotta contro i Genovesi. Custodire le reliquie di uno dei dodici apostoli di Cristo è un privilegio tanto raro quanto esaltante e non solo per ovvie motivazioni di natura religiosa ma anche per le evidenti connessioni storiche e culturali.
La chiesa ha subito gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale e oggi si presenta con un esterno in mattoni moderni, ma con il portale in stile gotico opera di Nicola Mancino. L’interno è fatto a croce latina e custodisce opere di pregio, come l’Incredulità di San Tommaso, di Basilio Cascella, maioliche di Tommaso Cascella e due portelle in bronzo dello scultore ortonese Stefano Durante. Nelle ampie sale attigue alla cattedrale c’è il Museo Diocesano di Arte Sacra, che raccoglie preziose testimonianze provenienti dalle chiese della città e dei dintorni.
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